L’opera d’arte come atto politico
“Quattro”

Il connubio tra arte e politica trova in Pieter Paul Rubens una delle sue più significative incarnazioni.
La sua abilità, unita all’impegno instancabile – si racconta che lavorasse ogni giorno dalle quattro del mattino alle cinque del pomeriggio! – lo avevano reso un pittore di straordinario successo.
Pochi sanno, tuttavia, che Rubens (…di lui parliamo anche qui!) fu non soltanto l’artista più celebre del suo tempo, ma anche uno dei personaggi più influenti del XVII secolo. La sua vocazione diplomatica sembra abbia addirittura anticipato quella artistica: all’età di tredici anni, infatti, già lavorava ad Antwerp come paggio, al servizio di una contessa. Un ruolo prestigioso per un adolescente dell’epoca, che presto avrebbe abbandonato per dedicarsi alla formazione e alla carriera pittorica. All’età di trentatré anni, fu nominato pittore di corte, al servizio di Alberto VII d’Asburgo (arciduca e principe sovrano dei Paesi Bassi) e della moglie Isabella Clara Eugenia. Nonostante i precoci legami con ambienti di potere, Rubens prese le distanze dalla vita politica, fino a quando la sua vita non ebbe una svolta tragica: nel 1625, durante una terribile epidemia di peste, perse l’amatissima moglie. Fu un evento traumatico per l’artista, che cercò di distrarsi accettando missioni diplomatiche che lo costringevano a viaggiare.

Canberra, The National Gallery of Australia
Egli si rivelò ben presto un abilissimo negoziatore: uomo affascinante, di cui le fonti ricordano lo sguardo vivace e penetrante, riusciva senza difficoltà, grazie all’atteggiamento cortese e al prestigio di cui godeva come pittore, a portare a termine delicate trattative.
Non è un caso dunque che Filippo IV di Spagna abbia inviato proprio lui in Inghilterra tra il 1629 e il 1630, affidandogli il compito di negoziare la pace con Carlo I, ponendo così fine al conflitto tra Inghilterra e Spagna, che durava ormai da cinque anni. Rubens, che godeva del favore di Carlo I, amante dell’arte e appassionato collezionista, si presentò a corte con un meraviglioso dipinto, oggi esposto alla National Gallery di Londra. L’opera, dono per il sovrano, aveva l’obiettivo di convincerlo attraverso una serie di evidenti ed espliciti rimandi allegorici.
Fulcro della complessa composizione è la personificazione della Pace, identificata anche con Cerere, dea della terra e della fertilità. È raffigurata nuda al centro, mentre sta nutrendo con il suo latte Pluto, dio della ricchezza. Le sue forme prosperose e opulente esprimono l’ideale di bellezza femminile del pittore fiammingo, ricordato magnificamente dalla poetessa Wisława Szymborska:
[…] O cucurbitose, o esorbitanti,
(W. Szymborska, Le donne di Rubens)
e raddoppiate dal cader dei veli
e triplicate dalla violenza della posa,
grasse pietanze d’amore! […]

(dettaglio)
La Pace è protetta da Minerva, dea della saggezza, che alle sue spalle allontana Marte e la Furia Alecto, simboli della natura distruttiva della guerra. Ai suoi piedi, un satiro e un putto distribuiscono i frutti della Pace alle generazioni future, rappresentate da un gruppo di bambini. Significativa è la presenza in primo piano di Imene, divinità protettrice del matrimonio, che incorona la bambina più grande; in secondo piano compare invece Mercurio, messaggero e protettore delle negoziazioni, che appoggia una corona di ulivo sul capo della Pace. Grazie all’individuazione a Rotterdam, Weimar e Vienna di disegni preparatori per il dipinto, è stato possibile riconoscere, in alcuni personaggi, i ritratti dei figli e delle figlie di Sir Bathasar Gerbier, mercante d’arte al servizio di Carlo I, che ospitò Rubens durante il suo soggiorno a Londra. George è il modello per Imene, Elizabeth per la ragazzina incoronata e Susan per la bambina che si rivolge allo spettatore.

Meno immediata è infine l’interpretazione delle due figure femminili sulla sinistra: potrebbero rappresentare la prosperità e le arti, anche se la presenza del satiro, del leopardo e del tamburello fanno pensare all’immagine di due menadi. Bacco infatti, divinità del vino e dei festeggiamenti, era spesso rappresentato su un carro trainato da leopardi, accompagnato da menadi danzanti e satiri.
Al di là di alcune incertezze iconografiche, il messaggio del dipinto è di straordinaria chiarezza: rifiutando la guerra e scegliendo la pace, il sovrano assicurerà alle generazioni future prosperità e ricchezza. L’immagine convinse Carlo I. Rubens rientrò ad Antwerp nel marzo 1630, dopo essere stato nominato cavaliere; otto mesi dopo, fu firmato l’accordo di pace tra Inghilterra e Spagna.
Efficace diplomazia o potere dell’arte?
Autrice: Martina Colombi
Designer immagini: Valerio Ichikon
