Cosa hanno in comune Mao Tse-Tung, J. R. R. Tolkien, J. K. Rowling, Dan Brown e Paolo Coelho? Sono tutti autori di libri che sono stati tra i più venduti dalla loro immissione nel mercato letterario: si passa dai 57 milioni di copie de “Il Codice da Vinci” ai 820 milioni di copie de “Il Libro delle guardie rosse”, raccolta di citazione del maggiore dittatore cinese.
Tuttavia, c’è un libro che rappresenta un caso unico nell’editoria moderna mondiale, poiché il numero di copie vendute (circa 3900 milioni) supera di gran lunga i sopracitati titoli.
Utilizzata come prototipo da Gutenberg nel 1455 per testare un nuovo e rivoluzionario sistema di stampa, La Bibbia riesce ancora a riscuotere un grande successo editoriale. Tralasciando gli aspetti spirituali che non riguardano né le nostre competenze né le nostre aspirazioni, questo libro rappresenta una raccolta di storie facenti parte di una lunga tradizione popolare orale, con tematiche che cambiano nettamente passando dal Vecchio al Nuovo Testamento; in particolare, il primo dei due libri descrive storie legate ad un Dio giustizialista e vendicativo, aventi un carattere di letteratura fantasy piuttosto acerba (i lettori più credenti non me ne vogliano per questo paragone).
Fonte di ispirazione di innumerevoli pellicole cinematografiche, La Bibbia fa parte della cultura di tutti noi, cristiani e non.
Uno dei personaggi più noti dell’Antico Testamento è senz’altro Sansone.
Sansone, chi era costui?
Breve ripasso per i più allergici alla materia: Sansone era un israelita la cui peculiarità era l’estrema e spaventosa forza datagli dai suoi lunghi capelli (Sansone era infatti un nazireo). Vissuto durante un periodi di sottomissione ai Filistei, era stato nominato da Dio per liberare il suo popolo dal giogo dello straniero. I suoi atti di forza vengono descritti nel Libro dei Giudici ai capitoli 13-14-15-16, ma l’episodio più famoso che lo riguarda, e che lo ha condotto alla morte, è legato a Dalila, donna le cui origine sono poco note, probabilmente israelita o filistea. Il legame tra Sansone e Dalila è ignoto: non si sa, infatti, se lei fosse una prostituta o se i due avessero una relazione. Ad ogni modo, dato che tra lo stesso Sansone ed i Filistei non correva buon sangue, Dalila viene avvicinata dai capi dei Filistei che le offrono mille e cento sicli d’argento ciascuno per scoprire la fonte della forza di Sansone, in modo da poterlo catturare. Dopo vari tentativi, e grazie all’intervento decisivo di Dalila, i Filistei riescono a catturare Sansone, dopo averlo privato della fonte della sua forza.
La canzone di oggi, “Samson” parla proprio di Dalila e Sansone, e descrive il momento in cui lei taglia i suoi lunghi capelli privandolo della sua peculiare forza. L’autrice è Regina Spektor, cantante di origine ebrea nata in Russia, ma naturalizzata americana. Le sue canzoni fanno parte di quel genere che a me piace definire “soft pop”, ovvero musica pop leggera, ma non banale, con una dimensione intimistica e con un’atmosfera di pascoliana ispirazione. Tra le canzoni più passate in radio di Regina Spektor ci sono “On the Radio” e “Fidelity”; la sua versione di “While my guitar gently weeps” fa parte della colonna sonora del film di animazione “Kubo e la spada magica”, mentre “You’ve got time” è la sigla del telefilm “Orange is the new black”. Queste, insieme ad altre apparizioni musicali in altrettanti telefilm, ci dicono quanto questa artista sia amata, senza però mai scadere nel banale e nello scontato. Sperimentale per vocazione, la sua ampia tecnica vocale comprende un’ottima padronanza del falsetto, del beatbox e del colpo di glottide (specialmente in “Fidelity”). Discreta chitarrista, ottima pianista, ha con gli strumenti musicali un rapporto spesso fisico, nel senso che questi vengono spesso integrati come strumenti a percussione nelle partiture dei suoi brani. Ho avuto l’estremo piacere di sentirla in concerto nell’agosto 2017 in una tappa a Liverpool del suo tour estivo teatrale e posso confermare che è una delle poche artiste che riesce ad essere perfetta anche dal vivo, un assoluto piacere sentirla cantare e suonare.
“Samson” è stata inserita nell’album “Songs” del 2001, e ripubblicata nel 2006 nell’album “Begin to Hope”.
La canzone è una ballata voce e pianoforte, dove Dalila racconta, in prima persona, dei suoi sentimenti per Sansone. Il punto di vista femminile è quindi l’unico presente, forse in contrapposizione a quello unicamente maschile presente nell’Antico Testamento.
L’incipit del testo è un tentativo velato di ammissione di colpa:
You are my sweetest downfall
Sei il mio errore più grande.
Dopo aver tagliato i capelli a Sansone, Dalila ammette che forse è il momento di andare via:
I have to go
Devo andare.
Nonostante il tradimento di Dalila, Sansone non si cura della perdita della propria forza, e perdona la donna forse in virtù del sentimento che prova per lei:
Oh, I cut his hair myself one night, A pair of dull scissors in the yellow light, And he told me that I’d done alright, And kissed me till the mornin’ light
Oh, ho tagliato con le mie stesse mani i suoi capelli di notte, con un paio di vecchie forbici in una luce tenue, e mi diceva che era tutto perfetto, e continuava a baciarmi fino alle luci del mattino.
Forse questa è una delle canzoni più riuscite di Regina Spektor, nel senso che riesce ad esprimere al meglio quella già citata dimensione intima delle sue canzoni; sembra quasi di camminare per le strade di un vecchio paesino, e guardare attraverso le tende e le finestre la vita che si svolge all’interno di quelle mura.
Un’analisi più accurata del testo della canzone può essere trovata a questo link, dalla quale emerge una riflessione profonda ed accurata di Regina Spektor sulla storia di Sansone e Dalila, o forse a questo punto dovremmo dire Dalila e Sansone?
Veniamo ora a qualche suggerimento per l’ascolto.
Il video originale è per lo più in bianco e nero con delle rade sfumature di colore; sono presenti innumerevoli animazioni con fogli di carta che richiamano, almeno alla mia mente, la geometria di alcune opere del grafico olandese Escher.
I Vitamin String Quartet, quartetto d’archi proveniente da Los Angeles, noto per riadattare successi pop e rock ad una versione cameristica, ha rilasciato una versione strumentale di “Samson”:
Infine, una bella intervista a questa artista durante il New Yorker Festival del 2010; il video è un po’ lungo, ma ne vale la pena per conoscere e approfondire la storia di Regina Spektor ed il suo approccio alla musica:
Buon Ascolto!
Annarita N.
L’immagine del dipinto in copertina di Pieter Paul Rubens, “Sansone e Dalila”, 1609-1610 è stata gentilmente concessa dalla National Gallery di Londra.
Il Rijksmuseum di Amsterdam ci ha dato l’opportunità di usare l’immagine del dipinto di Rembrandt van Rijn, “Sansone e Dalila”, 1630, posizionato nel corpo dell’articolo. Un Grazie a loro e alla cultura libera dai diritti di sfruttamento di immagine.
Scelta delle immagini a cura di Martina Colombi.