Pata pata – Miriam Makeba

In The Mood For – Special #BlackLivesMatter

Chiudiamo l’annata di “In The Mood For…” con la canzone che più di tutte può rappresentare i tempi che stiamo vivendo.
Pata pata è una canzone leggera, che fa sorridere e che ha portato alla ribalta internazionale la sua interprete, Miriam Makeba.

Denominata “Mama Afrika”, ha sempre lottato contro l’odio razziale nel suo paese, il Sudafrica, e fuori dai confini nazionali. In esilio ha parlato della segregazione in tutti gli ambiti che le permettevano di farlo.  

Ricordo “Pata pata” per essere stata una delle colonne sonore dello spettacolo di inaugurazione dei mondiali di Italia ‘90. Ad ogni modo vi consiglio di ascoltare altre canzoni di Mama Afrika in lingua Xhosha, con i tipici suoni fatti con lo schiocco della lingua sul palato.

Una canzone di Miriam Makeba interpretata da Siki Jo-An tratto dalla trasmissione “The Voice South Africa”

A pochi giorni dalla sua nascita, Miriam è costretta a fare i conti con le regole imposte dalle leggi dell’apartheid. Sua madre venne incarcerata perché non era permesso alle persone di colore produrre alcolici fatti in casa. La popolazione nera era così sottopagata e sfruttata che suo padre non riuscì a pagare la cauzione di sole 18 sterline per sua moglie e sua figlia neonata.

Miriam cresce e inizia a cantare mescolando la musica jazz con i suoni della sua terra. Viaggia in USA e diventa testimonial dei neri soggiogati in Africa.

Alla morte di sua madre decide di tornare a casa dagli USA ma il consolato decide di apporre il timbro “INVALID” sul suo passaporto e di determinare il suo status di non benvenuta nel paese natale.

Resterà in esilio per 31 anni. Parla di fronte alle Nazioni Unite delle discriminazioni nel suo paese e delle sanzioni internazionali impartite al Sudafrica.

” Chiedo a voi e a tutti I leader del mondo: agireste in maniera diversa? Al nostro posto rimarreste in silenzio senza fare nulla? Non riuscireste a stare fermi, senza diritti, nel Vostro paese se foste puniti per aver chiesto uguaglianza o perchè il colore della vostra pelle è diverso da quelli che fanno le regole.

Signor Presidente, c’è già molto odio nel mio paese. Hop aura che se il mondo continui in questo modo ed il governo procederà in maniera furiosa con maggiore brutalità provando a prendere le vite dei nostril leader più amati e dei nostril ragazzi,  non si potrà fermare l’odio dallo straripare.

Faccio appello a voi, e attraverso di voi a tutti i paesi del mondo a fare qualcosa per fermare questa tragedia in arrivo.

Faccio appello a voi per salvare le vite dei nostri leader, per liberare le prigioni da tutti quelli che non avrebbero mai dovuto essere lì, ed aiutarci a conquistare i diritti per una dignità umana”

Discorso di Miriam Makeba alle Nazioni Unite del 9 marzo 1964

Da quel momento viene invitata ad ogni ricorrenza o festa dell’Africa indipendente. Canta a Nairobi per l’indipendenza del Kenya, a Luanda per l’indipendenza dell’Angola, all’inaugurazione dell’Organizzazione dell’Unità africana ad Addis Abeba, per Samora Machel in Mozambico e in tutti paesi dell’Africa per supportare l’indipendenza dei popoli neri del mondo.

Sposa il leader delle pantere nere nel 1968. La scelta non farà altro che allontanare i suoi amici da lei, annullare i contratti con le case discografiche e cancellare molti dei suoi concerti. Tutto questo negli Stati Uniti, dove il potere economico è pur sempre in mano alla maggioranza bianca.

Mi è stata tolta la casa, ci è stata tolta la terra.
Ho visto assottigliarsi la mia famiglia man mano che i miei parenti venivano uccisi dai militari. […] Io vivo in esilio fuori. Noi tutti viviamo in esilio… dentro.

Miriam Makeba

Così è di nuovo in esilio, questa volta volontario. Si trasferirà in Guinea dove andrà a vivere con suo marito.

L’intervista a Miriam Makeba in cui racconta cosa significa essere rifiutato dal proprio paese di appartenenza e la difficoltà dell’esilio.

L’ultimo suo atto è sempre a favore del popolo africano sfruttato.
Morirà qui, in Italia a Castel Volturno dopo aver cantato sul palco in ricordo dei 6 ragazzi ventenni uccisi da 136 proiettili sparati dal commando del clan camorristico dei casalesi che nel momento della strage erano vestiti con uniformi della polizia.

Morì subito dopo aver cantato su quel palco il 9 novembre 2008 in provincia di Caserta, ancora una volta contro il razzismo e l’odio dettato dal colore della pelle.

Curiosità

All’inizio del nostro racconto avevamo detto che la canzone “Pata pata” è la rappresentazione dei nostri tempi. Infatti l’artista Beninese Angelique Kidjo ha modificato il testo del brano in una versione Coronavirus chiamata “No pata pata”. Pata in lingua Xhosa vuol dire toccare e non toccarsi in questo momento è fondamentale. La canzone è stata trasmessa da 15 stazioni radio sparse per il continente africano con l’aiuto di UNICEF.

E quale, se non questo è il modo migliore di ricordare Mama Afrika??

Autori: Francesco PennaNera & Annarita N.
Cover: Valerio Ichikon