Storia
Mimo e pantomimo (IV secolo a.C. – XVIII sec. d. C.)
Con il termine mimo vengono designati diversi tipi di spettacoli teatrali di carattere popolare, applicabile tanto ai testi quanto agli attori che li interpretavano.
«Il mimo consisteva essenzialmente di brevi commediole, danze mimiche, imitazioni di animali e uccelli, canti, acrobazie, giochi di destrezza e così via. Piccole compagnie di mimi si esibivano probabilmente ai banchetti, o in altre simili occasioni, già nel quinto secolo a.C. e possono essere considerate le prime formazioni di attori professionisti», le prime a includere le donne.
Brockett, 2016: 55
Nella sua accezione di brevi rappresentazioni, il mimo, da Megara, il suo probabile luogo d’origine, ebbe modo di diffondersi in tutto il bacino del Mediterraneo e dunque anche in Sicilia e Italia meridionale, da dove venne assimilato nel teatro romano. E’ del 211 a.C. il primo riferimento al mimo a Roma come forma teatrale, prima di diventare, intorno al primo secolo, anche genere letterario e, quindi tornare, alla sua forma originaria in età imperiale, imponendosi su tutte le altre forme di rappresentazione.
La forma drammatica del mimo era generalmente breve, «che però poteva talvolta diventare uno spettacolo anche abbastanza ricercato e complesso con la partecipazione di molti attori». Poteva trattare diversi argomenti, in modo serio o comico, ma per lo più traeva ispirazione dalla vita quotidiana e ne risaltava gli aspetti comici e satirici.
Le compagnie di mimo avevano a disposizione numerosi intrattenimenti secondari, come numeri di funamboli e trapezisti, di mangiatori di fuoco, di giocolieri, acrobati, animali ammaestrati, fatto che le inserisce appieno anche nella vicenda storica del circo, che nella sua struttura contemporanea è incubatrice e dimora della figura del clown, che dal mimo trae le tecniche di narrazione, composte da gesti e movimenti in grado di evocare immagini e storie senza l’uso della parola.
In età imperiale «era molto in voga anche un altro genere teatrale, il pantomimo, […] uno spettacolo che tramite la danza raccontava una storia». Diffuso in Grecia già dal V secolo a.C., il pantomimo contava sulla scena due o più ballerini, che a Roma, introdotto nel 22 a.C., divenne un assolo, «anche se era prevista la presenza di un assistente che occupava una posizione subordinata», dualismo presente anche in successive forme di rappresentazione. Le trame erano tratte dalla mitologia o dalla storia; l’azione era eseguita da un solista che interpretava tutte le parti gesticolando, danzando e recitando monologhi lirici; l’accompagnamento musicale era a cura di un coro e un’orchestra di flauti, pifferi e cembali.
Il genere attraversò i secoli mescolandosi e ad altre forme di drammaturgia, fino a rifiorire in Inghilterra nel XIX secolo. «Il pantomime inglese combinava elementi della commedia dell’arte e della farsa con la satira sui fatti d’attualità e le storie tratte dalla mitologia classica». Fu grazie a John Rich (1692-1761) – direttore dei teatri di Londra e celebre pantomimo – che i personaggi della commedia dell’arte entrarono a far parte della rappresentazione, invece che comparire negli intermezzi come di consueto. Le scene comiche erano mimate, l’intreccio si sviluppava per mezzo di canti e dialoghi e la musica accompagnava la maggior parte dell’azione. Utilizzati inizialmente come pezzi di chiusura degli spettacoli, intorno al 1723, il pantomime assunse un tale successo da diventare più popolare dei drammi cui faceva seguito.
Se te li sei persi…
Autore: Francesco Di Concilio