Oggi vi racconteremo due storie, solo apparentemente lontane tra di loro; vi assicuriamo che il fil rouge vi sarà svelato e vi sarà più chiaro al termine di questo articolo della rubrica In the mood for…
PROLOGO I
C’era una volta una città interamente abitata da cerchi. Erano così fieri di quella loro fisicità che gli permetteva di percorrere facilmente le strade della loro città. Un giorno arrivò un turista piuttosto atipico, dato che si trattava di un triangolo; quest’ultimo notò subito la diversità di forma degli abitanti di quella città, e non riusciva a capire come i cerchi potessero trovare la loro vita così comoda. Per convincerli di ciò, invitò un cerchio nel suo paese, abitato interamente da triangoli, ma anch’egli iniziò a trovare scomoda quella strana forma angolare.
Viene allora da chiedersi, qual è la forma migliore, il triangolo oppure il cerchio?
PROLOGO II
C’era una volta una mamma, che aveva un figlio completamente paraplegico, impossibilitato anche a muovere il capo; gli unici movimenti che gli erano possibili erano la contrazione dei muscoli della respirazione, aprire e chiudere gli occhi, e deglutire, forse.
Immaginate, ora, i sentimenti che potevano risiedere nel cuore di quella madre: sconforto, estremo sconforto, ma anche gioia, perché una madre sa cogliere nel proprio figlio una capacità espressiva ai più ignota. Ed è proprio in virtù di quella magica vibrazione tra lei ed il figlio, che quella madre ha la forza di andare avanti giorno per giorno, ma soprattutto la convinzione che suo figlio non fosse un vegetale, ma che avesse coscienza del mondo intorno a lui, dei propri pensieri e dei propri sentimenti.
Un giorno, all’improvviso, fu possibile a questo figlio di assumere un farmaco che gli avrebbe permesso di muovere i muscoli del collo: in quella casa si aprì definitivamente una nuova era perché, grazie all’intuizione di quella madre colma d’amore, quel figlio imparò a battere a macchina grazie ad una sorta di cono che potè mettere sulla sua testa, proprio come un unicorno.
Fu così che quel figlio fu in grado di dare voce ai propri sentimenti ed ai propri pensieri, e diede vita a due romanzi, un’opera teatrale, ed un premiatissimo libro di poesie.
MIRACLE DRUG
L’ultima storia non è inventata, ma è la vita dello scrittore irlandese Christopher Nolan, nato a Mullingar nel 1965 e morto nel 2009 a Beaumont. Frequentò la stessa scuola di Bono Vox, leader degli U2, che ha dedicato a Nolan la canzone Miracle Drug, contenuta nell’album How to Dismantle an Atomic Bomb pubblicato nel 2004, quando lo scrittore era ancora vivo.
La canzone è la celebrazione della perseveranza e resilienza della madre di Nolan, nonché del suo amore infinito verso suo figlio.
Ella si chiede se il figlio possa sentire e pensare davvero qualcosa (I want a trip inside your head
Spend the day there; Do you feel anything at all?), ma allo stesso tempo esprime la fiducia nelle capacità del figlio, nei progressi della scienza, e della mancanza di limiti (se non quelli che noi ci poniamo) nel campo delle arti (Of science and the human heart/ There is no limit/ There is no failure here sweetheart/ Just when you quit). Il figlio ringrazia la madre, per avergli dato la possibilità di esprimersi e di conoscere cose nuove (In science and in medicine/ “I was a stranger /You took me in“).
I momenti di sconforto non mancano, così come i momenti di felicità (Freedom has a scent/ Like the top of a new born baby’s head).
Il testo ha anche una citazione delle Beatitudine dal Vangelo di Matteo (Mt 25,34-36): “Ero straniero e mi avete accolto”.
Ecco una versione live della canzone degli U2, dove lo stesso Bono spiega la genesi del brano:
Il perché abbiamo scelto questa canzone per la nostra rubrica In the mood for… è presto spiegato: il 3 dicembre si celebra la Giornata Mondiale della Disabilità.
Cos’è la disabilità? E’ essere un cerchio oppure essere un triangolo?
E’ poter impugnare una penna, oppure scrivere grazie ad un simpatico unicorno?
Di certo la disabilità è solo nella mente di chi si pone dei limiti.
Vi vogliamo lasciare con una personalissima traduzione della canzone, che vi consigliamo di leggere con un orecchio teso ad ascoltare Miracle Drug, ed il cuore rivolto a quella madre e a quel figlio.
Voglio fare un giro nella tua testa
Passare lì il giorno
Per sentire le cose che non hai detto
E vedere quello che tu potresti vedere
Voglio sentire quando parli
Puoi sentire qualcosa?
Voglio vedere i tuoi pensieri prendere forma
Ed uscire fuori
La libertà ha il profumo
Della testa di un bambino appena nato
Le canzoni che sono nei tuoi occhi
Io le vedo quando sorridi
Ho visto abbastanza non mi sto arrendendo
Ad un farmaco miracoloso
Per la scienza e per il cuore umano
Non ci sono limiti
Non c’è fallimento qui mio tesoro
Solo quando tu abbandoni tutto
Io sono tua e tu sei mio
L’amore dimostra l’assurdità dello spazio
Ed il tempo si annullerà
L’amore e la logica ci tengono la mente aperta
La ragione è dalla nostra parte
Le canzoni che sono nei tuoi occhi
Io le vedo quando sorridi
Ne ho avuto abbastanza di un amore romantico
Mi arrenderò, si, mi arrenderò
Ad un farmaco miracoloso
O Dio, ho bisogno del tuo aiuto stanotte
Sotto il rumore
Sotto il chiasso
Io sento la tua voce
Sta sussurrando
Per la scienza e la medicina
“io ero uno straniero,
tu mi hai accolto”
Le canzoni che sono nei tuoi occhi
Io le vedo quando sorridi
Ne ho avuto abbastanza di un amore romantico
Mi arrenderò, si, mi arrenderò
Ad un farmaco miracoloso
Autore: Annarita Noschese
Copy Editor: Francesco PennaNera