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BIllie Holiday Archivi - ErrareUmano

Strange fruit – Billie Holiday

In The Mood For – Special #BlackLivesMatter

Con lo special “Black lives matter” abbiamo fatto un excursus tra alcune delle canzoni più rappresentative dell’apartheid negli Stati Uniti e molte cose, anche se attenuate, non sono poi cambiate molto. La violenza sugli uomini con un colore di pelle diversa c’è ancora e si manifesta molte volte con le sembianze di persone in uniforme.

Il brano scelto questa volta nasce da una poesia di Abel Meeropol che rimase impressionato da una foto scattata dal fotografo Lawrence Beitler il 7 agosto 1930. La foto ritraeva l’atto finale del linciaggio e successiva esecuzione di due persone di colore, J. Thomas Shipp and Abraham S. Smith. Da quelle espressioni soddisfatte viste nel ritratto, l’insegnante ne trasse notti insonni e piene di tormenti interiori che sfociarono in una poesia “Bitter Fruit” (Frutto amaro).

Southern trees bear strange fruit
Blood on the leaves and blood at the root
Black bodies swinging in the southern breeze
Strange fruit hanging from the poplar trees

Gli alberi del Sud portano uno strano frutto
Sangue sulle foglie e sangue alla radice
Corpi neri oscillano nella brezza del sud
Strani frutti appesi agli alberi di pioppo

L’opera venne pubblicata sul giornale dell’unione sindacale degli insegnanti sotto lo pseudonimo di Lewis Allan, i nomi dei figli scomparsi prematuramente, e da lì inizio a comporre una canzone sulla base di quei versi.

La sensibilità del brano colpì Billie Holiday che insieme al suo pianista Sonny White riarrangiò la canzone per farne uno dei brani più significativi e struggenti della storia del jazz.

Here is fruit for the crows to pluck
For the rain to gather, for the wind to suck
For the sun to rot, for the trees to drop
Here is a strange and bitter crop

Ecco il frutto che i corvi beccano
Che la pioggia coglie, che il vento succhia,
Che il sole fa marcire, che gli alberi fanno cadere,
Ecco un raccolto strano e amaro.

Il linciaggio

Al linciaggio avvenuto in quell’agosto del 1930 in pieno centro a Marion (indiana) fu coinvolta una terza persona, James Cameron, anche lui in arresto con Ship e Smith senza alcuna prova e in cella prima di essere giudicato.
I tre vennero presi dalla folla infuriata e portati presso l’albero che avrebbe sancito la loro morte.

James si salvò dall’impiccagione e lascio/lasciamo a lui la testimonianza diretta di quei momenti terribili.

E ho guardato i volti delle persone mentre mi picchiavano lungo la strada per l’albero. Stavo supplicando una sorta di misericordia, cercando una faccia gentile. Ma non ne ho trovato nessuno. Mi hanno portato all’albero e hanno preso una corda e me l’hanno messa al collo. E hanno iniziato a spingermi sotto l’albero. Ed è allora che ho pregato Dio. Dissi: “Signore, abbi pietà, perdona i miei peccati”. Ero pronto a morire.
Intervista tratta dalla National Public Radio.

Intervista a James Cameron tratta da National Public Radio (NPR)

All’improvviso una persona in piedi sul cofano di un’auto ha gridato. “E’ innocente, non l’ha fatto”.

Cameron si salvò, tornò in cella e scontò 4 anni in carcere per un caso che non fu mai risolto.

Autore: FrancescoPennanera