Algoritmo #3: polarizzazione delle informazioni e dei rapporti sociali

Algoritmo parte 3

Se non hai letto le prime due parti passa alla parte 1 o alla parte 2.

CONCLUSIONI

Nell’immaginario collettivo è diffusa l’idea che l’algoritmo sia un nemico da combattere, ma in realtà, come tutte le cose, non è l’oggetto di per se’ ad essere pericoloso o a contenere una potenziale minaccia, ma è l’uso che se ne fa.

Nell’ambito dei social media, l’algoritmo rappresenta uno strumento per chi gestisce queste piattaforme di tenerci incollati allo schermo proponendoci quello che più ci piace. Ciò fa aumentare i loro fatturati tramite la vendita di spazi pubblicitari sempre più cuciti su misura dell’utente.

Quando si passa dal contesto pubblicitario ad una differente tematica, ad esempio la politica, la medicina, la salute collettiva, la questione inizia a diventare molto più delicata. Entriamo nelle cosidette echo chambers, stanze dove l’opinione condivisa è solo una e non c’è possibilità di confronto.

E’ stato dimostrato che le persone che passano quotidianamente più tempo sui social media sono quelle che passano più tempo in queste echo chambers; inoltre, è stato verificato che il grado d’istruzione influenza notevolmente la capacità di giudizio delle persone rispetto le opinioni diffuse. Ad esempio, chi parla in queste chambers della possibilità che i vaccini non siano sicuri (ecc ecc), tendono ad essere diffidenti anche rispetto ad altre tematiche mediche, come ad esempio cure per il cancro o per combattere il colesterolo. Oltre al grado d’istruzione, però, quello che conta è anche il rapporto medico-paziente e la capacità del primo ad essere chiaro nel veicolare le richieste giuste.  La diffidenza del paziente aumenta quando cresce la percezione di lontananza della comunità/casta medica dal paziente che affida la propria salute e si affida a chi ne dovrebbe sapere di più.

Il professor Bellavista, celebre personaggio di Luciano De Crescenzo, ha ben illustrato quale potrebbe essere una chiave risolutiva del problema:

https://www.youtube.com/watch?v=A4pVVP16GZo

Di nuovo, le echo chambers, i social, non sono il male assoluto. L’importante è farsi sempre delle domande, non prendere mai niente per scontato, non accettare niente come verità assoluta.

In effetti, è cosi che l’uomo si è evoluto.

In effetti, è così che funziona la scienza.

Autrice: Annarita Noschese
Editing: Francesco PennaNera
Copy editing: Francesco Di Concilio

Algoritmo: polarizzazione delle informazioni e dei rapporti sociali

TI PRESENTO UN AMICO, SI CHIAMA ALGORITMO

La Cucina, ma soprattutto la Pasticceria, sono arti delicate e complesse, che pertanto richiedono la stesura di protocolli dettagliati.

Mi spiego meglio: quando siamo alle prese con la preparazione di un nuovo piatto, seguiamo attentamente le istruzioni della ricetta: pesare tot grammi, cuocere a fiamma bassa, mescolare fino a quando la crema non è densa, e così via. Anche se non ne siamo coscienti, seguiamo un algoritmo, ovvero una sequenza di azioni precisa, univoca e non equivocabile, che deve portarci da un punto A ad un punto B, nel caso della cucina, dagli ingredienti grezzi al piatto finito.

Siamo abituati ad associare l’algoritmo al solo ambiente informatico, ma non è cosi: infatti, la maggior parte delle cose che realizziamo durante la nostra giornata sono frutto della successione di azioni ben definite, ed in effetti la pianificazione delle nostre giornate è essa stessa un algoritmo, rappresentabile da un punto di vista grafico da un diagramma di flusso.[1]

Il concetto di algoritmo non è nato in epoca moderna, ma ha origini ben più antiche: si deve andare indietro al 750-850 d.C. circa, presso la corte reale di Baghdad, dove il matematico Muhammad ibn-Musa al-Khwarizmi esercitava la propria attività, e dove scrisse il libro “Regole di ripristino e riduzione”, che contiene il primo riferimento scritto all’algoritmo.[2] Questo matematico viene ricordato anche per avere ideato lo zero e l’algebra, oltre che per aver inventato il metodo per effettuare le addizioni che tutti noi abbiamo imparato alle elementari.[3]

All’inizio del secolo scorso, ed esattamente nel 1928, l’algoritmo venne introdotto da David Hilbert come mezzo per prendere decisioni; altri contributi decisivi vennero successivamente dati da Gödel, Herbrand, Kleene, Church, Post e Turing.[4]

Per essere efficace ed assolvere al suo scopo, un algoritmo deve rispondere ad alcuni requisiti[5]:

  • Atomicità: l’azione da eseguire, proprio come gli atomi, deve essere indivisibile (ora sappiamo che non è così, almeno per gli atomi), ovvero semplice e non ulteriormente scomponibile. Ad esempio “cuocere la pasta”, non rientra in un’azione compresa in un algoritmo, perché con questa espressione s’intende prendere una pentola, riempirla d’acqua, accendere il gas, e così via.
  • Non ambiguità: l’azione da eseguire non si può prestare a molteplici interpretazioni, ma solo ad una.
  • Finitezza: l’algoritmo deve essere composto da un numero ben definito di passi.
  • Terminazione: l’algoritmo deve produrre un risultato entro un tempo finito.
  • Effettività: l’esecuzione dell’algoritmo deve portare ad un solo risultato, ovvero essere univoco, come già detto in precedenza.

Affinché l’algoritmo possegga tutte queste caratteristiche, è necessario che il problema che esso è chiamato a risolvere o il compito che deve affrontare sia chiaro, che i dati di partenza siano noti e sufficienti allo scopo, e che il problema sia risolubile.[6]

Oggi associamo gli algoritmi perlopiù ai social networks, e si è costituita in noi la convinzione che siano qualcosa di malefico da cui difendersi.


[1]http://linuxdidattica.org/docs/altre_scuole/planck/programmazione/gli_algoritmi.html

[2]https://www.unicusano.it/blog/didattica/corsi/cose-un-algoritmo/

[3]http://linuxdidattica.org/docs/altre_scuole/planck/programmazione/gli_algoritmi.html

[4]https://it.wikipedia.org/wiki/Algoritmo

[5]https://www.unicusano.it/blog/didattica/corsi/cose-un-algoritmo/

[6]http://linuxdidattica.org/docs/altre_scuole/planck/programmazione/gli_algoritmi.html

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Autrice: Annarita Noschese
Editor: Francesco PennaNera
Copy Editor: Francesco Di Concilio
Cover design: Sheila Havziart