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C’è chi vede nel southworking una possibilità per restringere la forbice del divario tra nord e sud; [1] per fare ciò, bisognerà investire in infrastrutture tecnologiche, ma ciò vale più in generale per lo smartworking.[2] E’ previsto, infatti, che parte del Recovery Fund sia investito nella creazione di un’infrastruttura moderna di banda ultralarga nel Mezzogiorno, investimento che assorbirà il 48% dei fondi destinati a questo tipo di opere. [3]
Per la realizzazione di un progetto di southworking strutturato e consapevole, è necessario attuare degli investimenti per la creazione di spazi di co-working, per strutture e servizi per le famiglie (ad esempio, asili nido), attuare degli incentivi fiscali e contributivi, ed investire nel digitale per colmare il divario Nord/Sud presente a livello di infrastrutture informatiche.[4]
Per favorire progetti di innovazione e progetti di ricerca da realizzare al Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia), sono stati previsti, nella bozza delle legge di bilancio del 2021, un finanziamento totale di 150 milioni di euro.[5] In aggiunta a ciò, circa l’80% del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 verrà destinato al Sud-Italia, e gli obiettivi verranno definiti dal Ministero per il Sud e per la Coesione territoriale.[6]
Per il governo, l’espansione del fenomeno potrebbe essere facilitato a discapito dei contro prima elencati, riducendo i contributi del lavoratore dipendente che si è trasferito in una regione più povera, tagliando l’Irap (imposta regionale attività produttive) alle postazioni di southworking e realizzazione di postazioni di co-working che alleggeriscano il senso di isolamento e alienazione.
Un ulteriore strumento sarà la proroga del credito d’imposta al 2022 che dovrebbe incentivare le imprese ad investire sui territori più poveri dello stivale.[7]
Un piano ragionato di consolidamento del southworking dovrebbe puntare alla fascia di popolazione 25-34 anni, giovani laureati che sarebbero potenzialmente interessati a rientrare in un progetto di questo tipo.[8]
C’è chi, però, non ritiene che il southworking possa costituire un’opportunità di sviluppo per il sud, perché “determina isolamento sociale, maggiori costi di organizzazione e minore produttività”: sono parole della Prof. Rossella Cappetta, professore associato del dipartimento di Management e Tecnologia all’uUniversità Bocconi di Milano.[9]
Trovate qui un breve video della Prof. Cappetta riguardo lo smart working:
Certo, siamo d’accordo con la prof. Cappetta quando afferma che “per ambiti economici caratterizzati da catene del valore con attività strettamente interdipendenti, lo svolgimento in presenza di una parte del coordinamento mi sembra rilevante e di conseguenza avere lavori svolti a distanza per il 100% del tempo mi sembra complesso”.[10] Da coordinatrice di un laboratorio di chimica analitica del settore petrolchimico so bene che la condizione del southworking non può essere applicata tout court a tutti i tipi di lavori, ma va ben modulata e pensata. Allo stesso tempo mi trova in disaccordo quando afferma che il southworking determina isolamento sociale: l’inserimento in una realtà lavorativa e sociale quando non si è più in “età universitaria” non è una cosa semplice, e si rischia di essere isolati più di quanto non s’immagini. La domanda vera è: su quale valore immaginiamo si fondi prevalentemente la società del futuro? Sul lavoro, oppure sui contatti umani?
Ad ogni modo, sulla pagina LinkedIn della Prof. Cappetta, si è generato un interessante dibattito, che vi invitiamo a leggere. Tra le opinioni sulle quali riflettere maggiormente c’è quella di Sonia Gasperoni, Procurement Senior Manager presso Fastweb: “L’occasione di cambiamento è un’opportunità per il manager e non un elemento di disturbo. La possibilità di attingere ad un bacino di professionalità non necessariamente in prossimità è un valore per l’azienda, che sicuramente pone anche nuove sfide; ma nel più sano spirito imprenditoriale, vanno colte e giocate.”
Ed ancora “Le nostre migliori competenze dovrebbero studiare come cogliere e sfruttare al meglio questa opportunità, magari dando indicazioni alla politica su come investire le risorse negli strumenti più efficaci. Qualcosa ce l’ha insegnato un virus. Bocconi: puoi fare di meglio di così”.
“Lo stesso smart working, se accompagnato a nuovi diritti, compreso quello alla ‘disconnessione’, a una più moderna e democratica organizzazione del lavoro, potrebbe diventare una forma strutturale di lavoro dei giovani meridionali, che possono restare al Sud, senza essere costretti a un difficile pendolarismo o a nuove vie di emigrazione” [11]
(Giuseppe Provenzano, ex Ministro del Sud)
Il southworking può essere considerata come l’altra faccia della globalizzazione, perché permetterebbe ai giovani di mantenere e coltivare le proprie radici, senza rinunciare ad un lavoro di stampo internazionale, coltivando la possibilità di rapportarsi a nuove culture. [12]
Dal punto di vista giuridico è necessario chiarire due situazioni: come definire l’orario di lavoro, il luogo di lavoro? A chi spetta la tutela della salute dei lavoratori?
La fascia produttiva è fatta di due componenti, persone ed imprese, che portano e producono soldi; lì dove c’è uno di questi due fattori, inizia a crearsi anche l’altro. Che il southworking sia allora l’inizio di una serie di investimenti cospicui da parte di aziende e Stato nella produttività residente nel meridione d’Italia?
Questa opportunità dello smartworking è emersa durante la pandemia del COVID-19; quando tutto sarà finito, come mantenere e consolidare questa realtà?
Si potrebbe innanzitutto pianificare dei progetti pilota, in collaborazione con grandi aziende e con i relativi dipendenti,[13] in modo da testare le infrastrutture telematiche dei piccoli centri, i vari servizi per il cittadino (come, ad esempio, gli asili nido) e centri ricreativi vari, sia sportivi che culturali. Ciò permetterebbe di testare la soddisfazione sia delle aziende, che dei lavoratori.[14]
C’è molto lavoro da fare, la trasformazione del mondo del lavoro era già nell’aria, la pandemia di Covid-19 ci ha solo fornito un’opportunità per accelerare questo processo. Cerchiamo di non sprecarla.
[1] https://www.repubblica.it/dossier/tecnologia/rivoluzione-smart-working/2020/06/26/news/dallo_smart_working_al_south_working_per_lavorare_a_milano_ma_vivendo_a_palermo_-259991591/
[2] https://www.money.it/south-working-cos-e-lavoro-smart-dal-sud
[3] https://www.ft.com/content/2c8f6ff9-ee12-4f0c-a7b2-fe2ac4469c11
[4] http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2020/11/Comunicatosouthworkingversionefinale.pdf
[5] https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/south-working-come-lavorare-a-milano-ma-dal-sud-ecco-perche-e-occasione-di-rilancio/
[6] https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/south-working-come-lavorare-a-milano-ma-dal-sud-ecco-perche-e-occasione-di-rilancio/
[7] https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/south-working-come-lavorare-a-milano-ma-dal-sud-ecco-perche-e-occasione-di-rilancio/
[8] http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2020/11/Comunicatosouthworkingversionefinale.pdf
[9] https://it.businessinsider.com/la-docente-della-bocconi-stronca-il-southworking-danneggia-imprese-lavoratori-e-societa-il-sud-non-deve-essere-dormitorio-del-nord/?ref=fbpu&fbclid=IwAR1iDcwF5RF3Wtha-VxxWz-YmcdHRZiCSADjb82PieW1ECe5pHvZBNPKE78
[10] https://www.linkedin.com/in/rossella-cappetta-1219a768/detail/recent-activity/
[11] https://www.ilriformista.it/che-cose-il-south-working-la-tendenza-che-ha-riportato-al-sud-i-lavoratori-146195/
[12] https://www.ft.com/content/2c8f6ff9-ee12-4f0c-a7b2-fe2ac4469c11
[13] https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2021/04/15/news/parte_il_for_working_lavoro_sempre_piu_flessibile_senza_orari_e_reperibilita_-296647479/
[14] https://www.pwc.com/it/it/publications/assets/docs/pwc-smart-working.pdf