Il voto che cambia il mondo
Restano 8 ore e 30 minuti allo scadere del tempo.
Poi tutto cambierà.
Mi hanno preparato alle decisioni rapide e irrevocabili, per anni.
Ma quando lo devi fare per la prima volta, non è mai come ti aspetti.
La prima volta è tutto annebbiato, la saliva si prosciuga e il colore del pavimento si macchia di cenere.
Sono pronto a tutto, ma non sono preparato per nulla.
Un voto, secco. Si o no. Una verità o l’altra.
Il mondo come lo conosciamo sarà cancellato per sempre.
Tutto il dolore, tutte le sofferenze, tutta la vergogna.
Chissà se è successo altre volte. Votare per il Reset, intendo.
Mancano 8 ore e 15 minuti.
Che importa, seppure lo abbiamo fatto, non ce ne accorgeremmo, o non avrebbe funzionato.
In ogni caso sarebbe stata una novità.
Io stesso non saprei dire se l’ho fatto prima d’ora. So solo che sono stato istruito da piccolo a usarlo.
Mancano 7 ore e 45 minuti.
L’idea era venuta a un gruppo di scienziati.
I governi si dicevano esasperati dallo stato di scontentezza che pervadeva la gente dopo ogni elezione, votazione o referendum.
I governi avrebbero fatto qualunque cosa per trovare il modo di accontentare chiunque, e lo hanno fatto, sborsando fior di quattrini.
Il gruppo di scienziati superpagati, divenute delle vere e proprie celebrità, misero a punto la macchina del Voto-Reset.
Il concetto è molto semplice: il risultato di un voto o di un referendum avrebbe reso reali le decisioni prese dalla maggioranza della popolazione. E lo avrebbe fatto da subito.
Meno 7 ore e 5 minuti.
Ancora non ho deciso.
Meno 6 ore e 12 minuti.
Significa che i cambiamenti per cui si vota entreranno in vigore da subito e sarà come se fosse sempre stato così.
Fine dei problemi, delle proteste e degli scontri.
Esisterà un nuovo uno status quo.
Fine delle dispute e della storia.
6 ore e 10 minuti.
Almeno fino al prossimo voto.
L’altra conseguenza è che, non accorgendoci che qualcosa è cambiato, non ricorderemo nemmeno dei problemi che ci hanno portato al voto stesso.
La gente andava pazza per quel gruppo di scienziati.
Erano su tutti i social e in tutte le trasmissioni televisive.
Ancora non ho deciso, ma mi è venuta fame.
C’è ancora tempo.
Meno 4 ore e 55 minuti.
Che io voti o meno, qualcosa cambierà, io cambierò. Ma non mi renderò nemmeno conto di averlo fatto.
E in ballo c’è roba grossa. Si vota per eliminare la povertà nel mondo.
Ma io ho ancora dei dubbi.
Meno 4 ore e 5 minuti.
La quasi totalità della popolazione mondiale ha già votato senza pensarci due volte. Certo che voglio eliminare la povertà.
Amici, parenti, conoscenti, non hanno battuto ciglio e mi hanno pure guardato un po’ storto quando gli ho detto che non sapevo ancora come votare.
All’epoca non avevo ben chiaro cosa volesse dire, ma adesso, che mancano 3 ore e 59 minuti forse comincio a capire.
Meno 3 ore e 31 minuti.
L’astensione è condannata severamente.
Cosa succede a chi si astiene? Nessuno lo sa, non l’hanno detto. Su una questione del genere, forse, nessuno si asterrà. Chissà se qualcuno si è astenuto, in passato. Lo abbiamo già fatto in passato?
Certo, questo spiegherebbe perché consideriamo normali molte delle cose che consideriamo normali.
Ma a cosa abbiamo rinunciato?
Cosa abbiamo cancellato?
Meno 3 ore in punto.
Potrò mai ricordarmi di questi pensieri?
2 ore e 51.
Credo di impazzire. Non ci riesco. Più leggo la domanda del quesito e meno la capisco.
Volete eliminare la povertà nel mondo?
Che significa? Eliminare i poveri? I ricchi? La parola povertà?
E se anche fosse, come chiameremmo tutte quelle persone che hanno meno cose rispetto ad altre persone, che non riescono a mangiare tutti i giorni o che non hanno una fissa dimora?
Se voto NO, cosa potrà mai succedere? Non c’è scritto da nessuna parte. Potrebbe aumentare, per quanto ne so, potrebbe diventare legge, potrebbe essere la nuova normalità, più di quanto lo sia ora. Come si fa ad esserne sicuri?
In fondo, anche se di una tecnologia avanzatissima, è ad una macchina che stiamo consegnando il nostro destino.
Può una macchina considerare tutte le sfumature che tale domanda comporta?
Manca un’ora e 25 minuti.
Certo che voglio eliminare la povertà, che domande. Sembra quasi un sogno poterlo fare così, cliccando su un pulsante colorato.
Un’ora e 15 minuti.
La gente scende in strada a festeggiare.
Ma mi sembra fin troppo semplice.
Manca un’ora.
Sembra che abbiamo vinto i mondiali di calcio. Per strada c’è il delirio. Sono tutti sbronzi, sono tutte felici.
Manca un’ora e non so che fare. Come se tutto dipendesse da me. Eppure la vittoria del SI dovrebbe essere schiacciante, che io voti o meno.
Il mio voto non conta niente.
Allora perché non ci riesco?
Meno 45 minuti.
L’attesa è insopportabile. Il computer è acceso e le due caselle giganti sullo schermo lampeggiano con sempre maggiore frequenza.
Fuori dalla finestra i fuochi d’artificio.
Una parata immensa di persone di tutti i tipi scorre lenta e cocente come un fiume di lava.
Ci sono anche loro. I poveri.
Mancano 20 minuti.
Mi sembra che qualcuno di loro mi stia fissando. Mi pare addirittura che mi indichino. È lui quello che non ha votato!
Che importa, tra venti minuti non se ne ricorderanno.
Tra venti minuti non ci saranno più.
10 minuti.
Cinque.
3 minuti. Basta!
2 minuti. Basta! Lo faccio.
1 minuto. Oppure no?
30 secondi.
5 secondi.
3.
2. Ci vediamo dall’altra parte.
Un secondo.
Autore: Francesco Di Concilio
Copy edting: Francesco PennaNera
Editing: Francesco PennaNera
