– Mangiamo qualcosa al volo?
– Certo. Cosa?
– Un piccione.
E mentre il nano rischiava di soffocare per le risate, presi la prima goccia di resina che passava di là per scendere dall’albero.
Mi affacciai alla finestra e vidi la zia raccontare le storie davanti al camino.
Erano storie di guerra.
Quelle di quando la bisnonna o la quadrisavola erano fuggite e rubacchiavano cipolle negli orti per sfamarsi. O di quando, ad esempio, alla fine delle bombe, dovevano farsi una doccia di insetticida per liberarsi, pure loro, dalle pulci.
Sono belle le storie di chi ha vissuto la guerra.
Ma solo dopo cento anni. Perché se le racconta chi le vive adesso, va a finire che non le sento, al di là del vetro.
E il nano?
No, lui non ce l’ha fatta. È morto ridendo, annegato nei paradossi.
Come la bisnonna.