Lui Lei Barcellona

Il viaggio era stato programmato, almeno nelle loro menti, da almeno due o tre anni.
Cause di forza maggiore li avevano poi costretti a rimandarlo ad un momento non meglio definito.
Ecco perché quando Lui disse: “Andiamo?”, Lei semplicemente rispose “Sì”.

Rimaneva da stabilire il quando. Questo era da concordare con chi li avrebbe ospitati, in effetti erano loro, amici che non vedevano da otto anni, il vero fulcro di questo viaggio.

Settembre sarebbe potuto essere un buon momento, innanzitutto per evitare la calura estiva (cosa che Lui evita come la peste) ed il freddo invernale. Le possibilità di scelta sul calendario non erano moltissime. Furono felicissimi quando si sentirono rispondere “Vale”, nonostante avessero traslocato da poco e ci fossero ancora molte cose da fare.

Visitare musei non era il loro obiettivo, preferivano passare il tempo ad ascoltare le esperienze vissute in quella città dai loro amici che, vivendo lì da molto tempo, avrebbero avuto di certo molte esperienze da condividere. E poi non si vedevano da parecchio, dovevano recuperare il tempo perduto.

Le olimpiadi del ’92 avevano lasciato tracce visibili per la città, così iniziarono a seguire quelle, per poi seguire le orme canine di Tarzan per il parco del Montjuic, fino a quando Tarzan iniziò a seguire loro per la Barceloneta, il Barri Gòtic, il Raval, Sant Antoni. Percorsero circa venti chilometri al giorno per le vie piene di turisti, per poi smarrirsi in scorci solitari e autentici, che nulla avevano a che fare con la dimensione del turismo usa e getta.

Dedicarono, Lui e Lei, un pomeriggio intero alla Sagrada Família: non avrebbero potuto fare altrimenti.

Usciti dalla metro, si voltano di 180°, ed eccola lì, un elemento estraneo a tutto il resto, ma così ben integrato a tutto ciò che la circonda; un’opera d’arte a 360°, che racconta qualcosa da qualsiasi punto si possa guardarla.

A cose così maestose, è necessario accostarsi con calma, poco alla volta.

Così, prima di entrare a visitare la Sagrada, si fermarono ad un bar per ritrovare un loro vecchio amico originario della città e conosciuto qualche anno prima. In quelle chiacchiere Lei scoprì che Gaudì, principale architetto ed anima della Sagrada, morì lì vicino, investito da un tram, e che rimase in ospedale senza che nessuno lo identificasse per tre giorni. Una volta riconosciuto gli furono riservati funerali in pompa magna.

La Sagrada è un immenso monumento vivente ancora incompleto. Cresce ed è in perenne costruzione da quando fu depositata la prima pietra.

Negli anni ’70, gli raccontò il loro amico, vennero innalzati palazzi per pura speculazione edilizia; questi vennero venduti a prezzo ribassato con la consapevolezza che un giorno sarebbero stati abbattuti per far spazio al proseguimento del progetto originale di Gaudì.

Una volta entrati, la sensazione fu quella di essere in una grande stanza magica; la giornata non era delle più luminose, ma la luce del tramonto che filtrava attraverso le nuvole rimbalzava sui colori chiari delle pietre scelte per colonne e pareti, dilatando il volume dello spazio circostante.

Non furono le sculture delle facciate, seppur così elaborate, ricche di storie e di significati, solenni ed umane, tra le cose che li meravigliarono di più.

L’attenzione e lo stupore di Lui e Lei furono catturati da altri elementi.

In particolare Lei osservò che, rispetto ai luoghi sacri cattolici che si era trovata a visitare fino a quel momento, la Sagrada faceva caso a sé, perché al contrario di altre chiese, cattedrali e basiliche, gli elementi iconografici non erano all’interno dell’edificio, bensì all’esterno. Una lettera di presentazione? Forse.
All’interno l’unica immagine presente era una scultura di Cristo in Croce: fuori, la Storia, dentro, la sua Essenza.

All’interno, immensi alberi scolpiti nella pietra, con rami intrecciati tra di loro. La Natura è Sacro, ed abbraccia il Sacro, abbraccia Cristo in croce. Sembrano così perfetti, e sembra davvero di essere in un bosco quasi primordiale, fossile, non intaccato da nulla se non da uno Spirito che infonde serenità.

Volete sapere dove ho trovato la mia ispirazione?
In un albero; l’albero sostiene i grossi rami, questi i rami più piccoli e i rametti sostengono le foglie.
E ogni singola parte cresce armoniosa, magnifica.
(Antoni Gaudí)

A Lei vennero quasi le lacrime agli occhi quando notò quel portone. Scolpito c’era il Padre Nostro in catalano, l’unica preghiera realmente citata dal Vangelo, una preghiera di richiesta di amore e di condivisione. Ma la cosa più commovente (sì, commovente) fu vedere, intorno a quel Padre Nostro, la frase “dacci oggi il nostro pane quotidiano” in cinquanta lingue diverse. Siamo tutti uguali, e tutti chiediamo, con uguale dignità, pane, tutti chiediamo, con uguale urgenza, di vivere.

Non tutte le torri erano completate, decisero di visitare quella della Natività. Ascensore all’andata, 400 scalini a chiocciola al ritorno. Lui e Lei videro la città dall’alto, così come fecero poi dal Montjuic, così come fecero prima dalle piscine olimpiche che furono destinate alle gare di tuffi nel ’92. Nella loro mente le varie visioni si fecero una, confluirono tutte in un’unica immagine di Barcellona dall’alto.

Lo spettacolo di luci, frutto delle vetrate colorate, cambiava di secondo in secondo, e fu bello sedersi per ammirare quella meraviglia di luci che incontra un bosco candido costruito per mano dell’uomo.

L’architettura è la prima arte plastica;
La scultura e la pittura hanno bisogno del primo.
Tutta la sua eccellenza viene dalla luce.
L’architettura è la disposizione della luce”
(Antoni Gaudí)

L’unica cosa che spinse Lui e Lei ad andare via fu l’orario di chiusura. Sarebbero rimasti volentieri lì ad ammirare l’alba del giorno dopo, ma ad attenderli nella loro nuova dimora c’erano i loro amici, moderni Filemone e Bauci e Tarzan compagno d’avventure e interminabili passeggiate.

Curiosità e cenni storici

La costruzione della Sagrada Familia continua da circa 135 anni, ed è finanziata da sole donazioni anonime in quanto tempio espiatorio.

Il progetto originale di quella che ad oggi è stata denominata come basilica minore fu affidato a Francisco de Paula del Villar nel 1882, ma l’anno seguente i lavori furono affidati ad Antoni Gaudí, che si dedicò a quest’opera, in maniera quasi ossessiva, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 giugno del 1926. Ne cambiò lo stile, da neogotico a liberty, facendo diventare l’edificio uno degli esempi più importanti del modernismo catalano. Molti dettagli venivano definiti man mano che i lavori avanzavano, per questo Gaudí era sempre presente in cantiere.

Molti modelli e fotografie necessarie al progetto furono bruciate e distrutte all’inizio della guerra civile spagnola (1936), e la costruzione ricominciò non senza difficoltà grazie a Francesc de Paula Quintana.

La prima facciata ad essere stata costruita è quella della Natività, l’unica che Gaudí, vide terminata prima di morire, insieme alla torre di San Barnaba; la costruizione delle altre facciate iniziò nel 1978.

Nel 2010 Papa Benedetto XVI consacrò l’edificio a Basilica minore.

Ad oggi, la Sagrada Familia è ancora in costruzione.

Dati del 2011 attestano che è il monumento più visitato in Spagna, con 4.5 milioni di visitatori.

E’ probabile che l’opera venga terminata nel 2028, ma ciò dipende sempre dall’afflusso di donazioni; inoltre, sia la recente pandemia di Covid-19 che la guerra civile spagnola hanno contribuito al rallentamento della realizzazione dell’opera.

Al termine del progetto, la zona relativa alla Sagrada si estenderà su una superficie di 4500 m2.

Autore: Annarita Noschese
Copy editor: Francesco Pennanera
Foto: Annarita Noschese

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