Quel che vien poscia lo sette,
testa grande, pancia piena,
rimbalzava senza smette’
sulla mia povera schiena.
Come foglia d’insalata
colta in fallo dentro l’orto,
saltò fuori imbarazzata
ché per lei ci scappò il morto.
Fuggì via di dentro l’urna,
l’aer non era certo calmo,
ma alla luce, quella diurna,
un bastone prese in palmo
e si finse signorotto,
con bombetta e un bel panciotto.
Sì, da puro e sempliciotto,
trasformossi in un diciotto.
Cicciomede