La Gilda delle Mercantesse – Parte 3 di 4

La carta animata.

sma era una città animata e coinvolgente.
La Gilda decise di stabilirsi per qualche mese in un accampamento fuori le mura, mentre Tenakari e le sue figlie presero in affitto una piccola bottega non lontana da quella del cartaio dove poter svolgere insieme a lui esperimenti sulla cellulosa speciale.
Nella Gilda, tuttavia, serpeggiava il malcontento. Più di una mercantessa sospettava che Tenakari stesse facendo affari in privato tralasciando gli interessi del gruppo, ma ancora nessuna aveva azzardato ad accusarla pubblicamente per via dell’antico rispetto che provavano nei suoi confronti.
Ma fare affari da sole costituiva una grave violazione dei principi della Gilda, gli stessi principi che la mercantessa fondatrice aveva contribuito a stabilire perché nessuna prevalesse sulle altre.
Tenakari, così, fu convocata d’urgenza nella grande tenda del consiglio per fornire spiegazioni. Le mercantesse erano sedute in cerchio. Al centro c’era Tenakari con le piccole avvinghiate alle sue gambe.

“Capisco la vostra preoccupazione, sorelle”, cominciò a dire la mercantessa, “e al posto vostro avrei agito allo stesso modo. Non si può nascondere nulla alla Gilda e non era certo mia intenzione. Avevo solo bisogno di un po’ di tempo e tranquillità, lontano dal mercato e dalle distrazioni del mestiere, per mostrarvi questo…”.
Tenakari trasse da sotto l’ascella un volume finemente rilegato, su cui cominciò a scrivere qualcosa. Con grande sorpresa di tutte, il foglio su cui aveva scritto prese le sembianza di un piccolo topo che percorse l’emiciclo e si andò a posare tra le mani di una di loro. Il foglio, ora tornato un semplice foglio di carta, portava con sé un messaggio che diceva: “Che il topolino del sapere porti a Diakara il mio messaggio: questo è il nostro futuro”.
Le mercantesse si alzarono tutte insieme per abbracciare Tenakari, porgendole le scuse per aver dubitato di lei.

Quello che la prima mercantessa aveva scoperto, era un modo di comunicare a distanza. E lo fece proprio nel momento giusto, quando la Gilda era diventata tanto numerosa da riuscire a stento a soddisfare i bisogni di tutte.
Era giunta l’ora di dividersi in carovane meno numerose che avrebbero continuato per la propria strada, ma che si sarebbero incontrate almeno due volte l’anno, durante gli equinozi, e, soprattutto, avrebbero potuto comunicare costantemente grazie a quella carta.

D’accordo con il cartaio, la Gilda restò ancora qualche settimana per fare scorta di fogli.
Intanto continuava a commerciare nelle fiere del paese e dei villaggi vicini e a raccontare favole o a insegnare a leggere e scrivere.
Purtroppo, come vi dicevo all’inizio (link), fuori dalla nostra Vaffambaffola le cose andavano in modo diverso, anche in una città grande e popolosa come Usma.
I racconti e le lezioni erano viste con sospetto da una parte della popolazione. Il popolo di Usma si divideva in Usmanni e Usmevoli: i primi detenevano le cariche di governo, i secondi erano la gente comune. Agli Usmanni quello che facevano le mercantesse non andava giù poiché, sostenevano, rappresentavano una minaccia per gli affari della città.
Cominciarono i sequestri dei banchi e dei libri manoscritti. Furono ordinate delle forti limitazioni alla loro attività: solo in determinate ore del giorno e rivolte solamente a Usmevoli maschi e adulti. L’esistenza stessa della Gilda era in pericolo. Tenakari e le altre decisero di affrettare i tempi della partenza. Si recò lei stessa dal cartaio per ritirare l’ultimo carico prima di andare via per sempre.

Ma, quando arrivò, la bottega non c’era più e l’artigiano era scomparso.

continua …

 Testo e storia: Francesco Di Concilio
Segni e disegni: Ivo Guderzo
Web & real editor: Francesco PennaNera
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[…] perfezionato la produzione. È lo stesso che ci permetteva di comunicare a distanza, attraverso gli animali di carta. Ma non c’è da temere: senza quella carta resta un comune […]

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