Killing an arab. Da Camus ai “The Cure”

#5 Note a Margine

Prologo

11 settembre 2001, attentato alle Torri Gemelle di New York.

Tutti hanno una propria storia da raccontare legata a quell’evento, ed oggi andremo alla scoperta di quella dei The Cure.

La band si è formata al termine degli anni ’70 nel Lancashire, regione a nord-ovest dell’Inghilterra, e tutta la sua produzione è dovuta alla creatività del cantante Robert Smith, unico membro facente parte del gruppo dalla sua fondazione ad oggi.

La musica dei The Cure è stata etichettata come post-punk o new wave, ma in verità, ogni canzone potrebbe essere associata ad un genere diverso. Forse non è possibile nemmeno tracciare degli elementi peculiari e ripetitivi nella loro produzione, perché si rischierebbe di rinchiudere in categorie ciò che non è possibile imprigionare, ovvero il genio di Robert Smith. Alcune canzoni potrebbero essere pop, altre punk, altre new wave, ed è proprio questa ecletticità a non rendere noioso l’ascolto delle canzoni dei The Cure.

La prima canzone che abbia mai ascoltato di questo gruppo è stata Trust, avrò avuto 14 anni al massimo; rimasi forse affascinata dalla lunga intro, alla quale segue due piccole strofe. La sensazione di essere di fronte ad uno squarcio improvviso è forte.

Altre canzoni di cui consiglio personalmente l’ascolto, per chi non le dovesse già conoscere, sono Boys don’t cry, Friday I’m in love, Close to me, Mint car, Pictures of you, The Lovecats, Just like heaven, A forest.

L’ispirazione

Ma ritorniamo all’11 settembre 2001, e focalizziamoci sulla canzone dei The Cure che più di tutte è collegata a questo evento, ovvero Killing an arab.

Il brano è stato scritto nel 1978, ed è ispirato al romanzo dello scrittore francese Albert Camus L’étranger, Lo straniero o, per essere più fedeli alle vicende narrate nel romanzo e ad una traduzione più puntuale, L’estraneo.

Questo romanzo è stato pubblicato nel 1942, ed è incentrato su Meursault, uomo di origine francese che vive ad Algeri (piccola nota: Camus è nato nel 1913 a Drèan in Algeria, che fino al 1962 è stata una colonia francese). Quest’uomo sembra essere indifferente a tutto, alla morte della madre, all’amore di una sua collega che vorrebbe sposarlo; su una spiaggia, uccide un uomo, e per questo viene arrestato e processato. In realtà il processo non verrà incentrato sull’atto dell’omicidio, ma su tutte le azioni da lui compiute che esprimono la sua indifferenza verso tutto ciò che lo circonda, la vita, la morte, ed infine la religione. Lui è un estraneo rispetto all’umanità che lo circonda, con la quale non condivide principi morali e modi di fare, e che lo giudica per quello che non ha fatto.

La canzone

L’omicidio che porta Meursault al patibolo viene commesso su una spiaggia, e Killing an arab è proprio la descrizione degli attimi dopo l’uccisione.

Standing on the beach
With a gun in my hand

Me ne sto su una spiaggia
Con una pistola in mano

Il verso che descrive meglio i non-sentimenti di Meursault, in linea con la trama del romanzo, è il seguente:

Whichever I choose
It amounts to the same

qualsiasi cosa scelga,
Non ha nessun valore”

Il testo della canzone è molto breve, così come la durata totale del brano (2 min 21 sec).

Il brano inizia con un breve assolo di chitarra, rapidamente seguito da un basso incalzante, al quale segue l’introduzione di una batteria che contribuisce a fornire al pezzo un ritmo ossessivo. L’ambientazione araba è resa dall’uso della scala araba, che non è un attrezzo speciale per prendere le cose poste sullo scaffale più in alto. La scala è la successione di sette note, ed ogni nota ha con la successiva una relazione ben specifica, che può essere di tono (T) o semitono (S). La scala maggiore, la prima cosa che forse si impara a fare in una qualsiasi lezione di musica, è fatta dalla successione di T-T-S-T-T-T-S; questi rapporti cambiano leggermente nella scala araba: S-(1+1/2)T-S-T-S-(1+1/2)T-S.

L’aneddoto

A causa del suo titolo, Killing an arab non ha avuto vita facile, specialmente dopo la Guerra del Golfo e soprattutto dopo l’11 Settembre, perché suggerisce l’uccisione di un arabo tout-court, dando l’impressione di essere una canzone piuttosto razzista. Per questo, il brano è stato spesso presentato come Killing another o Kissing an arab.

In effetti, non ha avuto vita facile sin dalla sua creazione. In quel momento, la band aveva un contratto con un’etichetta tedesca, l’Hansa, che si oppose duramente alla pubblicazione del singolo, provocando una ferma reazione da parte dei The Cure: ci fu la rescissione del contratto, con la firma di uno nuovo con l’etichetta inglese indipendente Fiction Records.

Come se non bastasse, durante i primi concerti dei Cure, erano presenti molte persone appartenenti agli ambienti dell’estrema destra, che davano tutti loro stessi al momento di Killing.

Il finale

Personalmente, condivido a pieno quanto affermato da Robert Smith:

It’s just through the incredible stupidity of certain DJs that the whole thing ballooned into a controversy.”

E’ solo a causa dell’incredibile stupidità di certi DJ che la bolla è scoppiata trasformandosi in polemica”.

Le accuse rivolte alla canzone sono totalmente infondate e rigettabili in toto.

La superficialità non ci fa guardare al cuore delle cose, ma forse è proprio questo che ha fatto il successo di killing an arab.

Link ed approfondimenti:

Autrice: Annarita N.
Cover design: Valerio Ichikon

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