Interruzione volontaria di gravidanza: fenomenologia di un diritto negato (parte 3)

Verso l’approvazione della legge n. 194

Il cammino verso l’approvazione della legge n.194 inizia nel 1975, quando due membri del Partito Radicale, Gianfranco Spadaccia ed Emma Bonino, insieme ad Adele Faccio, segretaria del Centro d’Informazione sulla Sterilizzazione e sull’Aborto (CISA), furono arrestati dopo essersi autodenunciati con l’accusa di procurato aborto.

La funzione del CISA era quella di combattere la piaga dell’aborto clandestino in Italia, creando una forma primitiva di consultorio, ed organizzando viaggi verso il Regno Unito e l’Olanda, al fine di offrire alle donne condizioni igienico-sanitarie e tecnologie adeguate all’intervento. In questi luoghi, inoltre, le donne potevano parlare liberamente della propria sessualità, della contraccezione, condividere e trovare supporto durante la gravidanza.

Carla Lonzi, una delle protagoniste del dibattito sulla legge per l’aborto, fondatrice del collettivo femminista Rivolta Femminile, nel 1971 ha affermato:

Le donne abortiscono perché restano incinte. Ma perché restano incinte? (…).
L’uomo ha lasciato la donna da sola di fronte alla legge che non le permette di abortire:
da sola, umiliata ed emarginata dalla società.
Un giorno, lui finirà col lasciare la donna di fronte ad una legge
che non le impedirà di avere un aborto:
da sola, valorizzata e parte di una società.
Ma le donne si stanno chiedendo:
“per il piacere di chi sono rimasta incinta?
Per far piacere a chi sto avendo un aborto?”

Carla Lonzi

Nacque così l’esigenza di una legge a favore del diritto della donna all’autodeterminazione, percorso in cui diverse parti hanno camminato insieme: Partito Radicale, CISA, il settimanale L’Espresso (tramite il suo direttore dell’epoca, Livio Zanetti), Movimento di liberazione della donna, Lotta continua, Avanguardia operaia e Partito di Unità Proletaria per il Comunismo.

Il cammino verso l’approvazione della 194 fu inoltre segnato da due sentenze della Corte Costituzionale molto importanti: la prima, risalente al 1971, proclamava l’illegittimità del divieto di informazione sulla contraccezione, aprendo pubblicamente il dibattito su un altro punto chiave legato all’IGV, mentre la seconda risalente a quattro anni dopo, dichiarava la parziale incostituzionalità del crimine di aborto autoindotto. Inoltre, quest’ultima sentenza sancisce la superiorità della madre sull’embrione, in quanto persona che già è.

Dalla sua approvazione ad oggi, dopo un iniziale aumento, il numero di aborti inizia a calare grazie alla coesistenza di diversi fattori, come maggiore consapevolezza della propria sessualità e maggiore diffusione di metodi contraccettivi. Tuttavia, i dati raccolti soprattutto negli ultimi dieci anni ci dicono che questo calo potrebbe mascherare due fenomeni molto gravi: gli aborti clandestini e la diffusione capillare di personale medico obiettore di coscienza.

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La quarta puntata verrà pubblicata il martedì 17 novembre.

Autrice: Annarita N.
Cover design: Pigutin

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