Bollettino errante n°2

  Turchia, tra processi sommari e western vietati 

I western bannati

Il governo di Ankara ha deciso di vietare la trasmissione di western americani per chiari motivi politici. Mossa inutile e controproducente come tutte le censure. Il western domenicale era in Turchia una tradizione un po’ come i nostri film domenicali in bianco e nero su Rai 3 alle 10 del mattino. La tradizionale proiezione dei film si teneva dagli anni ’80 ininterrottamente alle 9.55 di ogni domenica sul primo canale della tv di stato Trt.

I motivi di questa ritorsione senza alcun beneficio apparente?

  • Le sanzioni imposte dalla Casa Bianca ad Ankara per la detenzione di Andrew Bruson, pastore evangelico statunitense;
  • Il fatto che Fethullah Gulen, prinicipale accusato del tentato colpo di stato del 2016, vive da vent’anni in USA;
  • Sanzioni che hanno peggiorato la situazione economica turca facendo colare a picco la lira.

 

Fonti:

Avvenire – Lo scontro Turchia-Usa arriva al paradosso: i film western sono banditi

HuffingtonPost – Turchia sempre più anti-Usa, censurati i western con John Wayne

 

Processo sommario n°1

Il tribunale di Istanbul ha confermato in appello la condanna all’ergastolo di sei scrittori e giornalisti tra cui Ahmet Altan, suo fratello Mehmet Altan e l’editorialista di lungo corso Nazli Ilicak.

L’accusa è di attentato all’ordine costituzionale in seguito al fallito colpo di stato avvenuto nel 2016. Yasemin Congar, giornalista e compagna di Ahmet ha rilasciato un’intervista a Radio Popolare descrivendo il processo d’appello e le sue modalità. “In due giorni di udienza non ci sono mai state domande da parte dei giudici e i testimoni non sono neanche stati chiamati in tribunale”. Una messa in scena.

 

In foto: Nazli Ilicak, Mehmet Altan, Ahmet Altan

 

Il pubblico ministero non ha presentato nemmeno una prova sostanziale del perché queste persone avrebbero dovuto sostenere Fethullah Gulen”. I sei imputati sono condannati all’ergastolo per aver attentato all’ordine costituzionale non come attentatori sostanziali ma come “minaccia intangibile”.

Una delle frasi che colpevolizzano Ahmet Altan: “Qualsiasi siano stati i motivi che hanno portato in passato al colpo di stato in Turchia, prendendo le stesse decisioni Erdogan sta seguendo la stessa strada”. Frase proferita in tv il 14 luglio 2016.

Ma non è finita qui, il processo continuerà presso la corte di cassazione e Yasemin assicura, Ahmet sta bene e continuerà a lottare insieme agli altri imputati al processo.

 

Fonti:

Corriere della sera – Tentato golpe in Turchia: confermato l’ergastolo per sei giornalisti

SkyTG24 – Golpe Turchia 2016: ergastolo confermato per 6 giornalisti

 

 

Processo sommario n.2

Poco meno di due anni fa il direttore di uno dei principali giornali d’opposizione al governo Erdogan subì un attentato davanti al tribunale di Istanbul dove aspettava il verdetto per il processo in cui era accusato di aver rivelato segreti di stato. L’attentatore ebbe il tempo di sparare due colpi e di ferire un giornalista prima di essere fermato. Tutto avvenne sotto l’occhio di diverse persone e di telecamere. Il processo a Murat Sahin, l’attentatore, si è concluso con una condanna di soli 10 mesi e una multa 500 lire turche. Can Dundar, la vittima, adesso vive in Germania e alla notizia della sentenza farsa ha twittato in merito “una medaglia a chi attacca i giornalisti in Turchia. Come se gli dicessero ‘non desistete, lo stato è con voi’

 

 

Fonti:

FNSI – Turchia, 10 mesi all’uomo che tentò di sparare a Can Dundar

 

 

  Austria, Tutti i giovedì in piazza! 

Elfriede Jelinek, premio Nobel per la letteratura del 2004 ha lanciato un appello, mobilitando artisti, scrittori, associazioni e società civile contro il governo Austriaco. La prima manifestazione si è tenuta il 4 ottobre a Ballhausplatz a Vienna e verrà ripetuta ogni giovedi. La manifestazione non ha promotori politici ed è completamente autonoma e indipendente.

 

Le parole d’ordine:

  • Widerstand: resistenza;
  • Wir gehen bis ihr geht: Noi camminiamo finché non ve ne andate;
  • #ÈDiNuovoGiovedì

Le parole di Elfriede Jelinek

«Mi sveglio di nuovo in un paese criptofascista»

 

I motivi delle proteste

  • Dal ministero degli Interni austriaco, presieduto da Herbert Kickl, sono state mandate delle direttive alla polizia che imponevano di ostacolare l’informazione a giornali definiti “unilaterali e negativi”, in altre parole ai giornali di opposizione come lo Standard, il Kurier e il Falter. Il ministro si è poi giustificato in parlamento facendo scarica barile, ça va sans dir, al suo portavoce stampa. Un classico dei nostri tempi: il responsabile di tutto scarica la colpa al subalterno di turno senza avere il coraggio di subire le conseguenze delle proprie azioni. Ma lasciamo perdere il lato codardo dei potenti e andiamo avanti…
  • Il ministro degli interni Kickl ha sospeso il direttore del Bvt Peter Gridling, fautore delle indagini sull’estrema destra in Austria, che in seguito è stato reintegrato.
  • Lo stesso ministro Kickl ha disposto una perquisizione di polizia contro l’ufficio del servizio segreto interno (Bvt) che stava indagando sull’estrema destra e sulle organizzazioni studentesche combattenti. (Burschenschaften) legate alla Fpoe.
  • Il giurista Christoph Riedl, infine, è stato denunciato dopo aver detto in una intervista al Kurier che le procedure d’asilo «sarebbero più eque se si tirasse a dadi».
  • Denunce preventive anche per chi esibisce striscioni contro il partito di estrema destra (Fpoe) durante partite di calcio oppure in manifestazioni come i mondiali di bicicletta a Innsbruck, dove due persone sono state denunciate per aver esibito striscioni anti-Fpoe.

Ringrazo Alessandro per avermi aiutato a reperire le informazioni su siti Austriaci.

 

Fonti:

il manifesto – Vienna torna in piazza ogni giovedì

Vienna.at – Donnerstagsdemos wiederbelebt: Tausende demonstrierten in Wien

 

 

 

  In Tanzania un traghetto affonda nel Lago Vittoria 

Centinaia di morti provocati dall’affondamento di un traghetto nel Lago Vittoria in Tanzania. Il natante era sovraccarico e poteva ospitare massimo 100 persone. Quel traghetto come ogni giorno faceva la spola tra l’isola Ukora e Ukerewe strapieno di persone, più del triplo della capienza della nave. Nelle acque del Lago Vittoria tragedie del genere non sono nuove e non è una rarità vedere traghetti stracolmi di persone navigare tutti i giorni da una sponda all’altra del lago. Ci si muove per lavoro sul Lago Vittoria perché tutte le coste e le isole, comprese le parti del lago che fanno parte dell’Uganda e del Kenya, sono quasi tutte dedicate alla coltivazione dei fiori. Ci sono serre immense di proprietà di aziende straniere che forniscono fiori in tutto il mondo. In queste serre lavorano centinaia di persone che dai villaggi prendono imbarcazioni strapiene che percorrono tutti i giorni le coste del lago. Molti dei fiori che di sera vediamo vendere ad ambulanti in ristoranti e pizzerie provengono proprio da lì e sono il risultato dei rimasugli e degli scarti che le imprese di trasporto di questi grandi carichi lasciano per i venditori al dettaglio.

Inoltre il Lago Vittoria è anche un bacino pescosissimo e ricco di fauna ittica, tanto da poter approvigionare di pesce anche mercati di paesi che non toccano le sue acque. Riesce a procurare sostentamento a Tanzania, Uganda, Kenya, Burundi e Ruanda. E’ facile comprendere chi fossero le persone che stavano su quel battello, cioè i lavoratori delle due principali fonti di reddito dell’area. Le persone a bordo quindi non potevano essere altro che pescatori o donne che lavoravano nelle serre per 10 ore al giorno per tagliare steli o impacchettare fiori.

Fiori nei mercati europei e pesci nei ristoranti locali comunque non mancheranno, così come non finiranno di viaggiare battelli sovraccarichi per portare pendolari da una sponda all’altra per il sostentamento delle proprie famiglie.

 

Fonti:

il Fatto Quotidiano – Tanzania, traghetto si rovescia nel lago Vittoria: “Oltre 200 morti”. È tra i peggiori disastri navali della storia

ilPost – Almeno 136 persone sono morte nel ribaltamento di un traghetto in Tanzania

 

Autore: Francesco PennaNera

 

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