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Bollettino Errante n.9 - ErrareUmano

Bollettino Errante n.9

La strategia del drappo rosso

La diffusione della pandemia causata dal COVID-19 ha accentuato le difficili condizioni di vita delle famiglie povere di tutto il mondo.

In Colombia, molte di queste si ritrovano con le dispense vuote e senza soldi in tasca, perché non possono andare a lavorare o perché il lavoro non ce l’hanno più. E la mancanza di un mezzo di comunicazione come internet non viene certo pensata come una priorità se non hai di che sfamare i tuoi figli, la tua famiglia.

Come fare, allora, per gridare al mondo intero la propria richiesta di aiuto? A Bogotá queste famiglie espongono ai balconi, alle finestre un drappo rosso, e chi non ce l’ha, espone qualcos’altro e lo colora di rosso.
Le parole non servono più, nemmeno le immagini, basta un colore a dire: “Aiuto, sto morendo di fame, aiutatemi”. La disperazione e la povertà sono tali che la gente non ha nemmeno 70 centesimi di euro (circa 3000 pesos colombiani) per comprare un chilo di riso.

Chi può, scende in strada a protestare, sempre con un drappo rosso e con il volto coperto.
Chi può, vedendo il drappo rosso esposto quale richiesta di soccorso, lascia dei generi alimentari alle porte degli appartamenti di chi è in difficoltà.

Come ha testimoniato la giornalista del quotidiano El País Catalina Oquendo, la protesta del trapos rojos è iniziata a Soacha, periferia di Bogotá. A Soacha il 36% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, ci sono circa 50000 rifugiati, lì vivono molte persone scappate dal Venezuela.
La strategia del trapos rojos si è estesa poi ad altri quartieri e città, come Medellín (seconda città colombiana per popolazione dopo Bogotá), Ciénaga e Bogotá; a questa protesta, si affianca quella più rumorosa delle pentole usate come tamburi.

La situazione è estremamente difficile, a tal punto che il sindaco di Soacha, Juan Carlos Saldarriaga, ha affermato: “Potrebbero morire più persone di fame che di coronavirus”.
Nella città di Envigado, a sud di Medellín, è esposto un drappo rosso anche presso la sede comunale, dove l’iniziativa popolare è stata accolta anche dal sindaco Braulio Espinosa, che unendosi alla protesta, chiede più aiuti al governo centrale.

Il governo centrale di Iván Duque ha annunciato un aiuto di 36 euro a circa 350000 famiglie.
Basteranno per rimuovere i migliaia di trapos rojos?
No di certo, perché il Coronavirus ha accentuato una condizione di povertà già presente nel paese, ed un aiuto per un determinato limite temporale non è sufficiente per far uscire dallo stato di estrema povertà tutte queste famiglie.
L’unica soluzione è una strategia globale, dettata da una visione a lunga durata, che è proprio quello di cui i politici di tutto il mondo sono privi.

Link ed approfondimenti

Chiudiamo le frontiere (solo se ci conviene)

Dallo scorso 31 gennaio il Regno Unito è ufficialmente fuori dall’Unione Europea, dopo un percorso iniziato il 23 giugno 2016, giorno del Referendum in cui il 51.89% dei cittadini britannici si è dichiarato favorevole all’uscita dall’Europa.
Nel corso di questi quasi quattro anni, sono state molte le affermazioni fatte dai leader delle due parti politiche, i tories (destra)e i labours (sinistra). In particolare, Theresa May, nel luglio 2018, quando era ancora primo ministro per i tories, ha dichiarato:

“Stop agli europei in cerca di lavoro.
Non sarà più permesso alle persone di arrivare qui dall’Europa nella remota possibilità di trovare un lavoro. Accoglieremo sempre personale qualificato che aiuti il nostro paese a prosperare, dai dottori, agli infermieri, agli ingegneri, agli imprenditori, ma per la prima volta in decenni avremo il pieno controllo dei nostri confini”. 

Chi ha vissuto per almeno sei mesi nel Regno Unito, si sarà accorto che la maggior parte dei posti di lavoro del settore ristorazione (camerieri, cuochi, pizzaioli, baristi) sono occupati da persone prevalentemente di nazionalità spagnola ed italiana, che molte delle persone impegnate nei settori dell’edilizia e della logistica sono per lo più dell’est europeo.
I lavori manuali e a salario minimo sono così poco attrattivi per un britannico da considerare la cosiddetta Jobseeker’s Allowance (reddito da disoccupazione) un paliativo più che accettabile al possibile sfruttamento che si subirebbe sul posto di lavoro.

Per quanto riguarda i lavori altamente qualificati, questi sono essenzialmente legati all’acquisizione di titoli di istruzione superiori. Il sistema universitario inglese è basato su tasse molto alte (9000 pounds all’anno, circa 10300 euro), che creano un ostacolo all’ingresso di un’educazione superiore di una grossa fetta della popolazione.
Il Regno Unito infatti investe nella ricerca e non nella formazione dei propri studenti per poter ottenere maggiori margini di profitto. Formare uno studente equivale per uno stato a investire miliardi di euro in strutture e personale docente qualificato. E’ molto più conveniente prendersi un laureato, meglio se dottore di ricerca di un altro paese, tendenzialmente più povero e lucrare sulle sue capacità.
Un esempio calcistico renderebbe meglio l’idea…
E’ più facile comprare un talento già formato e capace di garantire prestazioni da fenomeno e che puoi comprare a un prezzo più basso o allevare una trentina di giocatori nelle giovanili con la speranza che almeno uno in futuro diventi il nuovo Pelé?

Circa il 10% del personale sanitario dell’NHS (National Health Service) non è di nazionalità britannica, e secondo i termini di accordo della Brexit, se non riescono ad avere il settled status (una sorta di permesso di soggiorno), saranno costretti a lasciare il Regno Unito.
La recente pandemia di COVID-19 ha fatto leggermente arretrare da posizioni così dure ed anti-immigrazione dei tories al governo, nella persona di Boris Johnson, colpito egli stesso dal virus.
Infatti a tutto il personale sanitario non britannico è stata concessa una proroga di permanenza nel Regno Unito.

E per quanto riguarda l’agricoltura? Beh, con l’interruzione dei voli causata dalla pandemia, si stanno organizzando dei voli charter principalmente verso la Romania e Bulgaria per reclutare personale stagionale da impiegare nei campi; non a caso questi due paesi hanno un tasso di povertà vicino al 32% (Dati Eurostat relativi al 2018).

I fatti dimostrano, pertanto, che la libera circolazione di persone è necessaria, e che come il Global Compact stabilisce, l’immigrazione è un diritto fondamentale dell’essere umano.

La strategia del governo inglese è allora chiara: accontentare con le parole quel 51,89% di voti per averli garantiti alle prossime elezioni, ma con i fatti fare totalmente l’opposto.

Chissà quando gli elettori inglesi si sveglieranno.

Nel frattempo gli auguriamo buona notte.

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