Masters e la letteratura Americana nel dopoguerra italiano
Se oggi conosciamo l’Antologia di Spoon River lo dobbiamo essenzialmente all’opera di traduzione di Fernanda Pivano, lavoro culminato nella pubblicazione dell’antologia in versione italiana il 9 marzo 1943 per la casa editrice Einaudi.[1] Grazie poi al successivo lavoro di De André, il libro ha avuto 72 edizioni, con 5 milioni di copie vendute (dati del 2009); in occasione del centenario dalla sua prima pubblicazione celebratosi nel 2015, la Mondadori e la Feltrinelli hanno immesso sul mercato due edizioni nuove, con note, commenti e traduzioni mai pubblicate.[2]
Questa raccolta di poesie, pubblicata per la prima volta come testo unico nel 1915, vide in realtà la prima luce tra il 1914 e l’anno successivo sul giornale Mirror. Ogni poesia, costruita su versi liberi, rappresenta la storia di un personaggio, anzi, di una persona seppellita nel cimitero di Spoon River. Nella sua ultima versione pubblicata nel 1916 l’Antologia conteneva 244 componimenti, che in realtà sono dei veri e propri epigrafi. Il primo componimento, La collina, fa da introduzione all’ambiente del cimitero e da anticamera alle storie declamate successivamente. In quest’opera, E. L. Masters riesce a fare riferimento a molte categorie umane, lavorative e non, dando vita ad un mosaico della società dove ognuno è parte di un tutto, e tutti condividono la fine della propria storia.[3]
Una piccola nota: i più di noi saranno abituati a pensare ad una traduzione come una trascrizione nella propria lingua da una lingua diversa fatta con traduttori automatici disponibili gratuitamente su internet. Bene, la traduzione non è questo. Traduzione è immergersi totalmente in una lingua, nella sua cultura, ed uscirne fuori con una veste diversa, ma fedele all’idea originaria. Un superlativo esempio di traduzione è il lavoro fatto da Umberto Eco con Esercizi di stile di Raymond Queneau.[4]
L’interesse italiano verso la letteratura americana durante gli anni ‘30-’40 ha un ruolo cruciale e molto simbolico, ovvero quello di aprire uno spiraglio nella cultura fascista chiusa ed autoreferenziale, e avere di conseguenza la possibilità di scoprire cose nuove, conferendo alla letteratura il potere della libertà.[5]
A proposito di letteratura e fascismo, per poter passare l’esame della censura, la traduzione della Pivano fu presentata come Antologia di S. River, facendo intendere che quella S. stava per San.[6]
L’impressione che la Pivano ebbe dallo studio dell’Antologia fu la seguente:
“Non c’è dubbio che per un’adolescenza come la mia, infastidita dalla roboanza dell’epicità a tutti i costi in voga nel nostro anteguerra, la semplicità scarna dei versi di Masters e il loro contenuto dimesso, rivolto ai piccoli fatti quotidiani privi di eroismi e impastati soprattutto di tragedia, erano una grossa esperienza; e col tempo l’esperienza si approfondì individuando, coi temi di quel contenuto, il mondo che lo ispirava: la rivolta al conformismo, la brutale franchezza, la disperazione, la denuncia della falsa morale, l’ironia antimilitarista, anticapitalista, antibigottista [C2] : la necessità e l’impossibilità di comunicazione. In questi personaggi che non erano riusciti a farsi “capire” e non avevano “capito”, dal loro dramma di poveri esseri umani travolti da un destino incontrollabile, scaturiva un fascino sempre più sottile a misura che imparavo a riconoscerli; e per riconoscerli meglio presi a tradurli, quasi per imprimermeli in mente.”[7]
Tra la Pivano e la pubblicazione per Einaudi, però, c’è stato un altro personaggio chiave, ovvero Cesare Pavese: è lui, infatti, che lesse il primo manoscritto italiano dell’Antologia e lo propose per la pubblicazione all’Einaudi.[8]
In America il libro fu la raccolta di poesia più venduto fino a quel momento. E come ogni cosa di successo, fu amato ed odiato, accusato di pornografia, di essere rozzo, poco musicale, mentre altri definivano l’opera di Masters dignitosa, reale, piena di descrizioni vitali. Non c’è musicalità, perché non serve a creare la poesia dalla poesia, a quella ci pensa già la tragicità della vita delle persone sepolte presso il fiume Spoon.
Nell’opera di Masters si fondono insieme due mondi diversi, quello della campagna e quella della città, ma che in fondo si assomigliano perché le meccaniche dei rapporti umani e della psicologia delle persone sono sempre le stesse.
Inizialmente di professione avvocato, E. L. Masters [C4] abbandonò il suo lavoro in seguito al successo della sua Antologia, ma morì in povertà nel 1950, poiché i ricavi della sua opera iniziavano a scemare, ed i proventi degli altri suoi lavori, insieme a quelli di alcune conferenze, non erano sufficienti a dargli uno stile di vita decente.
La raccolta dell’Antologia è composta da una serie di epitaffi perlopiù auto-enunciati dagli stessi defunti, seppelliti per la maggior parte nel cimitero di Petersburg (Virginia, USA), tuttavia i paesaggi descritti sembrano confondersi con quelli di Lewistown (Illinois, USA), dove Masters visse la sua adolescenza, città che è realmente attraversata dal fiume Spoon.
Nel secondo decennio del secolo scorso, la divisione tra le classi sociali americane iniziava ad acuirsi, ma soprattutto la porzione di lavoratori ed operai iniziava a farsi più numerosa rispetto a quella dei ricchi industriali. Ed è proprio questo dualismo ad essere al centro della letteratura americana dell’epoca; in questo contesto Masters s’inserisce raccontando le piccole storie e la psicologia degli uomini e delle donne che vivono ai margini della città, ai margini della società, ai margini della vita.
In uno dei suoi scritti, Pavese dice dell’Antologia: “Sono rarissime le caricature polemiche in Lee Masters. L’ardore di ognuna delle centinaia di anime sepolte in Spoon River si è fatto il suo ardore, e veramente il poeta ci parla per la bocca di ognuna.”
Si da voce a “mariti scontenti, mogli adultere, scapoli scontrosi e bambini nati morti”, con uno stile asciutto e diretto, simile ad una confessione spontanea resa nell’aula di un tribunale. Ogni morto restituisce alla vita il proprio racconto.[9]
[1] Antologia di Spoon River, Einaudi, ed. 1993.
[2] J. Van Wagenen, Forum Italicum, 2019, 53, 679-698.
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Antologia_di_Spoon_River
[4] Antologia di Spoon River, Einaudi, ed. 1993.
[5] J. Van Wagenen, Forum Italicum, 2019, 53, 679-698.
[6] [6] J. Van Wagenen, Forum Italicum, 2019, 53, 679-698.
[7] Antologia di Spoon River, Einaudi, ed. 1993.
[8] Antologia di Spoon River, Einaudi, ed. 1993.
[9] Antologia di Spoon River, Einaudi, ed. 1993.
Autrice: Annarita N.
Cover Design: Ivo Guderzo